L’affascinante storia del Photomatòn, il “nonno” del nostro Photo Booth!

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L’affascinante storia del Photomatòn, il “nonno” del nostro Photo Booth!

La cabina fotografica è sicuramente una delle invenzioni che ha cambiato il nostro rapporto con la fotografia e, in particolare, con l’autoscatto, quello che oggi chiamiamo selfie e che possiamo realizzare facilmente con il nostro smartphone.

Tutt’altra cosa era invece il photomaton; il suo nome nasce dall’omonima azienda francese, che attualmente produce e commercializza cabine fotografiche a con questo marchio.

La storia della cabina fotografica

La famosa cabina fotografica fu inventata da Anatol Josepho, un immigrato nato in Siberia e cresciuto negli Stati Uniti con il padre, un ricco commerciante di gioielli. Nel 1925, a New York, Amatol posizionò questo insolito strumento al numero 1659 di Times Square e, in cambio di una moneta da un quarto di dollaro, permetteva a chiunque lo volesse di realizzare fino a otto scatti di sé stesso in meno di dieci minuti.

Una vera e propria stregoneria per l’epoca, tant’è che centinaia di persone si mettevano in fila ogni giorno sin dalle 4 del mattino, aspettando il proprio turno per avere il proprio ritratto fotografico. Photomaton sarebbe diventato il nome generico delle cabine fotografiche. Anatol Josepho ha poi rivenduto il suo brevetto nel marzo 1927 per 1.000.000 di dollari a Henry Morgenthau. Lo stesso anno, un investitore britannico ha acquistato i diritti di sfruttamento per l’Europa. Da lì, è stato lanciato il concetto di cabina fotografica automatica e altre cabine simili sono apparse su entrambe le sponde dell’Atlantico. La cabina fotografica Photomaton nella forma in cui la conosciamo oggi è stata ridisegnata da Philippe Starck nel 2010.

In Italia la cabina fotografica arriva invece circa mezzo secolo fa con la Dedem, ancora oggi azienda leader nel settore; sono le famose fototessere, che arrivano per la prima volta a Roma in Galleria Colonna: per centro lire, quattro ritratti, in circa tre minuti. In breve tempo, come a New York, fila diventa immensa.

La cabina fotografica nella cultura pop

L’esperienza nella cabina fotografica resta ancora oggi un oggetto di grande fascinazione.

Questo automatismo dello scatto, infatti, ha avuto sempre una grande valenza estetica per artisti, fotografi, sceneggiatori, registi, scrittori.

L’istinto ad auto-ritrarsi nello spazio confinato di una “scatola” così intima, infatti, è uno stimolo alla fantasia e all’immaginazione.

Questo oggetto magico ha ispirato e continua ad ispirare tanta cultura pop, dal cinema ai video clip musicali, uno su tutti Il favoloso mondo di Amelie, emblema di una generazione, dove l’ossessione del personaggio di Nino per i ritratti abbandonati nelle cabine fotografiche diventa parte della trama.

La cabina fotografica e la fototessera sono i progenitori dei nostri più contemporanei Photo Booth, che ci fanno rivivere la magia di questo scatto irripetibile, un attimo in cui possiamo tanto restare immobili e impenetrabili, tanto liberare finalmente una smorfia, una risata, un bacio.

Nella fattispecie, con i Photo Booth è possibile personalizzare al massimo la fotografia, in qualsiasi accezione e finalità, dal momento ludico, al party, al romanticismo di un matrimonio, ad un evento aziendale.

Il Photo Booth oggi ci permette di continuare a sognare e di condividere in modo semplice il nostro scatto, aggiungendo la possibilità di sharing immediato sui social, oltre alla tradizionale stampa della polaroid, che ognuno di noi conserva senz’altro gelosamente e con un po’ di nostalgia.